Costruttori di automobili accusati di aver gonfiato i prezzi dei ricambi

Anonim

La notizia e' avanzata dal settimanale Expresso, sulla base di un'indagine del consorzio di ricerca European Investigative Collaborations (EIC), partita da una serie di documenti riservati ottenuti dal quotidiano francese Mediapart.

Secondo l'indagine, si tratta di un software utilizzato dalla società di consulenza Accenture, mentre lavorava per cinque grandi case automobilistiche, tra il 2008 e il 2013, e che indica come aumentare il prezzo dei pezzi di ricambio fino al 25% , in modo intelligente e basato sul “valore percepito” dal cliente (ovvero, quanto il consumatore è psicologicamente disposto a pagare). Pezzi di ricambio che, aggiunge il settimanale, sono protetti da brevetti.

Conosciuto come Partneo, il software in questione è stato inizialmente progettato per Renault e successivamente utilizzato da Nissan; da Peugeot e Citroën, due emblemi del gruppo PSA; dall'americana Chrysler, del gruppo FCA; e da Jaguar-Land Rover.

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Secondo Espresso, i guadagni complessivi dalle variazioni di prezzo introdotte dall'uso di questo software hanno raggiunto almeno 2,6 miliardi di euro . Un aumento dei profitti ottenuti a spese dell'inflazione artificiale dei prezzi.

Sarebbe carino?

La soluzione sembra però sollevare alcuni interrogativi dal punto di vista giuridico, dopo essere già stata all'origine di una denuncia legale, presentata dallo stesso ideatore del programma Partneo, Laurent Boutboul, davanti al Tribunale di commercio di Parigi, già dopo aver venduto la sua società di software ad Accenture nel 2010.

Tra le accuse di Boutboul c'è, appunto, l'accusa che il programma informatico è stato utilizzato per coordinare gli aumenti di prezzo dei pezzi di ricambio tra diverse marche di automobili , in violazione delle regole della concorrenza.

L'accusa è stata però già smentita da Accenture, che, in un comunicato, garantisce che le accuse di Boutboul sono "infondate", aggiungendo che "l'Autorità garante della concorrenza in Francia ha ritenuto che le prove presentate non giustifichino ulteriori procedimenti giudiziari".

Infatti, portate all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato francese, queste stesse informazioni hanno finito per essere svalutate dall'ente, che ha ritenuto che “questi elementi non giustificassero, in questa fase, l'apertura di un'indagine”.

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Trentuno marchi contattati

Sempre secondo le notizie settimanali, Accenture avrebbe cercato di vendere il software a un totale di 31 marchi automobilistici europei, asiatici e americani, tra cui Volkswagen, BMW, Daimler/Mercedes, Volvo, Aston Martin, Toyota, Mazda, Honda, Mitsubishi, Hyundai, General Motors e Ford.

La società di consulenza avrà poi addotto l'argomento che diversi importanti concorrenti avevano già acquistato il programma per computer, e che ciò le avrebbe consentito di aumentare i prezzi tra il 10 e il 20%, basando tale garanzia sui risultati ottenuti dalla Renault, che aveva anche acquistato il programma di Acceria, la società di software Boutboul, prima della sua acquisizione da parte di Accenture.

Oltre alla condivisione non autorizzata di informazioni riservate tra Renault e il suo concorrente, Groupe PSA, Accenture potrebbe, secondo il quotidiano, anche impegnarsi nella pratica di “Hub and Spoke”, cioè aver fornito informazioni alle case automobilistiche che gli hanno permesso agire di concerto, al fine di aumentare i prezzi, in autonomia.

Contattati da EIC, BMW, Daimler/Mercedes, Toyota, General Motors, Volvo e Volkswagen hanno dichiarato di non aver acquistato il Software.

Costruttori con margini di profitto dell'80%… prima di Partneo

Secondo i documenti Accenture citati dall'inchiesta, anche prima che il Partneo entrasse in funzione nel 2009, i produttori godevano già di margini di profitto globali fino all'80%. Con i pezzi di ricambio che rappresentano tra il nove e il 13% del fatturato delle case automobilistiche; e fino al 50% del suo reddito netto.

Questi profitti sono generati principalmente dai cosiddetti pezzi di ricambio originali, come parabrezza o specchietti, dove i clienti hanno poca scelta. Essere spesso costretti ad acquistare dal produttore.

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Sempre secondo i dati di Accenture, queste parti rappresentano tra il 30 e il 50% delle vendite dei produttori.

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