Dakar 2012: Intervista esclusiva con il pilota Ricardo Leal dos Santos per Razão Automóvel

Anonim

Ricardo Leal dos Santos, fa parte del team vincitore della Dakar, il Monster Energy X-raid Team, ed era accompagnato da Paulo Fiúza, entrambi a bordo di una MINI All4 Racing da 2993 cc e 315 CV.

Resta ora con la nostra intervista:

1° – Che equilibrio fai di questa Dakar?

Il bilancio è molto positivo, sostanzialmente abbiamo raggiunto gli obiettivi principali della partecipazione, che era vincere la Dakar come squadra e oltre a vincere, due dei nostri piloti sono arrivati primo e secondo assoluto. Volevamo anche evolverci come piloti e penso che sia stato ottenuto abbastanza bene dimostrando il tempo registrato nelle varie tappe. Singolarmente, l'unico punto meno ottenuto è stato nella classifica finale, leggermente condizionata dalla disavventura che abbiamo avuto nel fango. Comunque il bilancio finale è molto buono...

2° – C'è il potenziale per la squadra di evolversi di più, o c'è un limite di base nel progetto, ovvero nell'auto?

Penso che ci siano possibilità di evolversi ancora di più, sono già previste diverse evoluzioni della vettura. In un progetto come questo bisogna evolvere per fasi e settori, ed è quello che si sta facendo. Infatti quest'anno la differenza si è già notata...

3° Qual è il momento migliore e peggiore vissuto in questa edizione 2012?

Il peggio è senza dubbio il momento di fango e il meglio… il meglio può essere la fine, quando ci rendiamo conto di aver raggiunto gli obiettivi, abbiamo vinto la gara in squadra, e individualmente abbiamo vinto l'ultima tappa, che è fantastico perché è la nostra prima volta. Ma ci sono stati molti bei momenti durante la gara.

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4° Come sono state vissute quelle due ore di agonia nella 3° tappa?

Molte cose mi sono passate per la testa... All'inizio non sembrava senza speranza, pensavo che quando la prima macchina ci avesse aiutato saremmo riusciti ad uscire da lì senza alcun problema, ma poi non era la prima macchina, era il secondo, non era il secondo, era il terzo... Stavamo guardando la gara scivolare via e tutto ci è passato per la testa. L'idea di base in questo tipo di situazioni è quella di rimanere calmi e pensare alle alternative che abbiamo, ma ovviamente stavamo diventando disperati poiché tutte le ipotesi logiche erano esaurite. Alla fine siamo riusciti ad arrivarci bene, nonostante la tristezza di vedere la gara persa. Abbiamo fatto il nostro lavoro e quello che dovevamo fare, sono situazioni di una Dakar... è successo, è successo... Occorre non perdere la motivazione e nella fase successiva tornare ad attaccare.

5° – Ritieni che avresti potuto registrare un risultato migliore se non fosse stato per l'aiuto di Nani Roma e Holowczyk?

Nel complesso no, la nostra gara ha risentito del problema iniziale e quello era l'ostacolo più grande. Aiutare Nani Roma ci ha condizionato solo sul fatto che se non ci fossimo fermati ad aiutarlo quel giorno, eravamo al secondo posto in classifica generale ed è sempre una buona cosa registrarsi, ma non è stato questo a condizionare il risultato finale della gara.

6° – Cosa ti è mancato di più?

Da casa

7° – E oltre?

Del caffè… Il problema non è nemmeno la mancanza di caffè, il problema è che non c'è verso! Ma nonostante ciò, questa volta siamo riusciti a rimanere svegli al 100%.

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8° – Cosa ti è piaciuto di più di questa versione della Dakar sudamericana?

Le tappe sono state molto interessanti per la tecnica richiesta, la bellezza dei tracciati e il monitoraggio delle popolazioni locali. Era molto buono e molto bello, era brutale!

9° – Più facile o più difficile della versione africana del test? Quale preferisci?

Preferisco la versione sudamericana, ma il livello di difficoltà è simile su entrambi i lati. Questa Dakar è stata molto più difficile delle altre che abbiamo fatto in Africa, nel mio caso specifico il livello della differenza qualitativa della vettura è gigantesco. L'anno scorso per esempio non ho potuto fare 2 km di buche e fossi uno dopo l'altro perché la mia macchina non lo permetteva, questa macchina lo ha fatto senza problemi. La versione sudamericana ha tracciati più tortuosi, parti molto tecniche ed è molto più interessante da confrontare proprio per questo tipo di difficoltà.

10° – Prossime avventure?

Sono ancora da definire, ma mi piacerebbe tornare in Australia per il rally dei Quad.

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Paulo Fiuza A sinistra, Ricardo Leal dos Santos sulla destra

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Ricardo Leal dos Santos: Pagina ufficiale

Grazie anche alle persone che hanno reso possibile questa intervista.

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